lunedì 23 aprile 2012

LE GUERRE RETICHE _ scenario per DBA


 LE GUERRE RETICHE


Quando si conclusero le guerre civili innescate con l’uccisione di Giulio Cesare  e il potere fu preso da Ottaviano con la battaglia di Anzio (31 a.c.), la situazione di Roma nella Gallia Cisalpina assomigliava molto alla condizione degli americani in Vietnam: un controllo completo delle maggiori città e delle campagne, ma un’ estrema difficoltà nei luoghi più impervi, dove non riuscivano a scalzare le tribù locali .
Le popolazioni che i romani definivano genericamente “Retiche” abitavano la regione montuosa che va dall’attuale Francia alla Slovenia, ossia tutta la regione alpina centrale e le sue vallate che discendevano nella pianura Padana e nella Baviera.
Queste popolazioni avevano un grado di civiltà inferiore alle colonie latine (per es.Cremona, Piacenza, Bologna, Brescia) e venivano definite adtributae, aggregate cioè alle vicine colonie; tra queste nell’odierna Lombardia c’erano certamente i Camunni (abitanti della Valcamonica), i Trumplini (Valtrompia), i Vennonetes (Valtellina).
Questo insieme di vallate non aveva il carattere di nazione ma era solo uno spazio geografico definito Raetia, abitato da numerose tribù, spesso in conflitto fra loro, isolate fisicamente e  culturalmente dal resto dell’impero romano, gelose custodi di antichissime tradizioni caparbiamente difese da una forte classe dominante composta da sacerdoti e guerrieri. Il carattere selvaggio e bellicoso di queste genti le spingeva a scendere periodicamente dalle valli per razziare le città vicine e minacciare i traffici commerciali sulle principali vie di comunicazione romane che attraversavano la Gallia
Ottaviano, appena nominato Imperator, decise di mettere fine a questo stato di costante insicurezza delle vie di comunicazione con il nord, ritenute strategiche da Roma, e allestì una vera e propria azione militare contro le popolazioni retiche.
Nel 16 a.c. incaricò il proconsole dell’Illiria Publio Silio Nerva, insieme ai due figliastri Druso e Tiberio, di “pacificare” le aree retiche non ancora romanizzate conducendo una vera e propria guerra di sottomissione, preceduta da una formale richiesta di resa senza condizioni che i popoli alpini rifiutarono, preferendo combattere.
Le notizie sulle operazioni militari non sono molto dettagliate ma sembra certo che fu messa in atto un’ azione a tenaglia che prevedeva la risalita dell’Isarco e della Val di Non da parte di Druso, la presa  della Valtrompia, della Valcamonica e della Valtellina ad opera di Silio per ricongiungersi a Nord con le legioni di Tiberio che scendevano dalla Gallia Transalpina.
Questa campagna finì nel 14 a.c. con la sottomissione di 44 gentes, elencate nel famoso trofeo di Augusto sito a La Turbie (nelle vicinanze di Monaco) eretto per celebrare la vittoria ai confini delle Alpes Maritimae, dove troviamo incisi su una lastra di Bronzo ai primi posti i Trumplini, e di seguito i Camunni, i Venostes, e i Vennonetes. 
Nulla si sa sulla sorte dei vinti, anche se da una lapidaria frase di Plinio (III, 134) sembra che i Trumplini siano stati quelli che ebbero il trattamento più duro: “Venalis cum agris suis populus”,  abitanti venduti all’asta insieme al loro territorio; Cassio Dione invece afferma che furono deportati tutti gli abitanti maschi della Raetia adatti alle armi e furono lasciati sul territorio solo in numero sufficiente a coltivare i campi (LIV, 22).
Per motivi sconosciuti i Camunni ebbero invece un trattamento post bellico di riguardo, non si  hanno infatti notizie di rappresaglie nei loro confronti, anzi, il loro territorio fu organizzato in una sorta di autonoma res pubblica  con capitale Civitas Camunnorum (l’odierna Cividate Camuno): sono molte le testimonianze archeologiche che mostrano uno sviluppo urbanistico tipico delle città romane, con le terme, il teatro, il pretorio, il tempio e le ville con mosaici. Evidentemente i Camunni furono attratti dal fermento economico che i romani si portavano appresso e decisero di approfittarne inserendosi nella civiltà romanizzata; gli antenati dei moderni operosi imprenditori bresciani colsero al volo le nuove opportunità di business offerte da Roma, assorbendo in un secondo momento anche gli aspetti culturali, gli usi e i costumi della lontana capitale.
Ma concentriamoci ora su Publio Silio Nerva e sulle sue operazioni contro i valligiani Bresciani.
Appare certo che a fianco di Silio ci siano stati reparti dei cenomani di Brixia, la pluriennale fama di fedeltà a Roma che li distingueva non poteva venire meno in questa occasione, tanto più che molte scorrerie dei selvaggi valligiani dovevano aver toccato anche la città di Brixia, i suoi interessi commerciali e le sue vie di comunicazione.
Publio Silio arrivò a Brixia con il grosso dei suoi uomini, il resto dell’esercito l’aveva spedito in Valtellina ad affrontare i Vennonestes, con la prospettiva di ricongiungersi in un secondo momento in Valcamonica, attraverso il passo dell’Aprica, quando anche lui sarebbe arrivato dalla Valtrompia attraversando la Val Palot e il colle di San Zeno; a questo punto è possibile immaginare che anche i reparti di Druso, risalite le valli trentine, siano scesi in Val Camonica attraverso il passo del Tonale e abbiano preso alle spalle i camunni chiudendo “la tenaglia”.
Il nostro scenario lo adattiamo al DBA secondo le tradizionali regole della versione 2.0: Silio cominciò le operazioni militari risalendo la Valtrompia da Brixia, aggregando al suo esercito gli Auxilia cenomani, che insieme alle Blades, alla Cavalry del comando, ai Light Horse e all’artiglieria costituiscono i suoi reparti; di fronte si trova subito le Warband di Trumplini che insieme agli Psiloi tentano di sbarrargli l’avanzata. Le deve distruggere e portarsi con il suo esercito in Valcamonica attraversando l’apposito sentiero. Al primo sei ottenuto nel determinare i P.I.P. entrano in gioco anche l’avanguardia della Legio XXI Rapax di Druso in arrivo dal trentino e le Blades che hanno affrontato i Vennonestes in Valtellina.
Tutti i reparti devono confluire in Valcamonica ed attaccare le forze camune con l’obbiettivo di conquistare l’antica città di Vannia (poi divenuta Civitas Camunnorum).
Publio Silio vincerà e sottometterà i Reti se conquisterà Vannia dopo aver annientato completamente i Trumplini e dimezzato le forze dei Camunni.
I Reti manterranno invece la loro autonomia scacciando l’invasore romano se elimineranno Publio Silio o riusciranno ad eliminare dieci basette di Blades romane.

 ORDINE DI BATTAGLIA:

ROMANI.

1x3Cv (com. Publio Silio Nerva)
1x2Lh
1xArt
6x4Bd
6x4Ax (galli cenomani)

In arrivo dalla Valtellina:

1x4Bd (com)
3x4Bd

Avanguardia della Legio XXI Rapax in arrivo dal Trentino:

1x4Bd (com)
3x4Bd
1x2Ps
1x2Lh

RETI


Trumplini:

1x4Wb (com)
3x4Wb
2x2Ps

Camuni:

1x4Wb (com) in BUA
1x3Cv
1x2Lh
14x4Wb
4x2Ps

NB: Il +1 dell’altura vale solo se il lato lungo della basetta è parallelo alla linea di quota della montagna. Alla BUA vengono applicate le regole del DBA 2.0. L’area di gioco è 900x1500 mm. L’orografia del territorio è stata semplificata per favorire la giocabilità pur conservando l’impianto reale della regione, in particolare si trovano sulla mappa tre tipi di terreno: intransitabile (bianco tratteggiato), good going (verde), bad going (marrone), colline ripide (marrone con linee concentriche), fiume, BUA.
Il fiume Oglio in Valcamonica è da testare, mentre il Mella in Valtrompia è sempre considerato poco profondo (2 al dado).

Mappa strategica.