sabato 16 maggio 2015

Caporetto: Disfatta o Ritirata Strategica.

La battaglia di Caporetto, meglio nota come la 12° battaglia del fiume Isonzo, è passata alla storia come una delle pagine più nere della storia militare italiana. Si è parlato di una vera e propria disfatta, ma da recenti studi di alcuni documenti ritrovati negli archivi militari fanno pensare tutt’altro. Questi ritrovamenti danno un quadro diverso e fanno pensare ad una manovra studiata e quindi una ritirata strategica.  Per chiarire il tutto diamo un’occhiata a come sono andati i fatti storicamente.
Il 24 ottobre 1917 alle ore 2 di notte le truppe austro-tedesche scatenarono un attacco senza precedenti; per prima cosa scatenarono un bombardamento di artiglieria che parte dal Rambon  fino al mare, il primo tiro viene effettuato con l’utilizzo di gas, ma nessuno se ne accorge  tranne quegli sfigati che si trovano  colpiti da tali armi; poi il bombardamento continua ininterrotto con una violenza devastante fino alla mattino. Alle 8 del mattino scatta l’attacco delle fanterie su un fronte di 32 chilometri tra Plezzo e Tolmio.  Ad aggravare il tutto va aggiunto che i comandi italiani erano fuori posto; il comandante  in capo il generale Luigi Cadorna era nel suo quartier generale a Udine, il generale  Luigi Capello, comandante del 4° corpo d’armata, era in licenza di malattia a causa di una nefrite, ma  come apprese dei fatti senza badare alle sue condizioni su precipitò al comando  di Cormos  per prendere il comando della sua unita ma proprio durante il trasferimento  si scatena l’inferno, mentre il generale  Pietro Badoglio, comandante del 27° corpo d’armata, invece di trovarsi  nel comando di campo a Ostri Kras  si fece sorprendere  a Cosi. Le prime unita  investite sono la 51° del 4° corpo d’armata e la 19° del 27° di Badoglio.
 I tedeschi con una tattica rivoluzionaria e molto ardita entrano da quella “porta aperta” nel fondovalle . A mezzogiorno  le prime truppe tedesche del generale Krauss sono a Saga, mentre  quella di Stein attaccano il Kolovrat e la divisione slesiana di Von Lequis con una brillante marcia di circa 27 chilometri alle 3 del pomeriggio entra a caporetto. In un sol colpo  rimane tagliata fuori la 43a  divisione italiana che difendeva  il Merzli e il Monte Nero.   A questo punto  il generale Alberto Cavaccioli del 4° corpo d’armata temendo l’aggiramento  delle sue truppe  ordina ai superstiti  della 50° divisione, che tentavano di difendere o alla meno peggio di bloccare la stretta di Saga, di ritirarsi. Così uno dei cardini della difesa italiana va a cadere.
Da sinitra: Luigi Cadorna; Pietro Badoglio; Armando Diaz; Luigi Capello.
Alle 9 di sera  Cadorna  si rende conto della portata del disastro, e senza perdere la testa  di ritirarsi dietro l’Isonzo. Ma è tardi, il 25 cade la linea  Uccea-Stol  e gli Austo-Tedeschi prendono il monte Kolovrat e Globocak e dilagano verso  il Natisone. L’intera 2° armata italiana deve ripiegare fino a Gorizia, mentre Capello, debilitato dalla malattia, suggerisce a Cadorna di ritirarsi oltre il Tagliamento. Il 27 ottobre  ripiega anche la 3° armata  del duca Emanuele Filiberto di Savoia, cugino del re Vittorio Emanuele III per non restare intrappolato, mentre Cadorna sposta il comando supremo da Cividale al Tagliamento. L’ordine di ripiegare  viene dato con un giorno di ritardo  tanto che non è stato possibile  formare una linea di resistenza sul fiume, Ormai sia la 2° che la 3° armata sono in ripiegamento; per la 2° si può parlare vera e propria di rotta. Il 4 Novembre Cadorna Ripiega tutte le unità dell’esercito italiano sul Piave, il 9 Novembre il governo italiano esonera Cadorna e lo sostituisce con il semisconosciuto Armando Diaz. L’inchiesta fatta scaricò completamente le colpe su Cadorna  senza andare nei dettagli.
Ma  recenti ritrovamenti  di alcuni documenti dimenticati, o nascosti da qualcuno, negli archivi militari fanno pensare che i fatti possano essere diversi.
Vediamo:
Il  20 ottobre un ufficiale cecoslovacco disertore  si presento  con i piani completi e dettagliatissimi di una offensiva che avrebbe dovuto avvenire fra il 23 e il 24  Ottobre, mai nella storia  una delle 2 parti  era stata preventivamente  informata con  informazioni cosi chiare e dettagliate.  nei piani si faceva leva sulla disponibilità di un elevato numero di truppe che gli austro-tedeschi provenienti dal fronte  russo che era stato chiuso  per la rivoluzione in corso in quel paese, e che andavano ad ingrandire le linee.   Cadorna leggendo tale informazione capì subito la portata di tale informazione,  contro una tale forza di impatto le fragili avanguardie italiane non avrebbero potuto  resistere; ne parlò con i suoi superiori  che però, come al solito minimizzarono il tutto  dichiarando che le previsioni di Cadorna  erano troppo pessimiste.  Ma Cadorna, fregandosene dei suoi superiori, fece predisporre il tutto per una ritirata strategica sulle linee  già attestate e stabilizzate sulla linea del Piave e del Grappa. Questo gli consentiva di:  avere una linea ben difesa su cui fare affidamento e contemporaneamente attendere che  nuove truppe  fresche e l’arrivo in zona di contingenti di truppe francesi inglesi e americane.
Ma a questo fece da contrasto un altro fatto. Fin dall’unificazione d’Italia il comando delle truppe, in poche parole  i generali, erano tutti  di  origine nobiliare ed erano tutti in contrasto fra di loro, ognuno cercava di prevaricare l’altro nelle gerarchie per fare carriera e in cerca di gloria spesso con  azioni senza senso e contravvenendo gli ordini dei superiori, in oltre la maggior parte di loro non aveva  una minima preparazione di base dal punto di vista tattico e strategico, e la maggior parte veniva nominato  per il fatto che era parente di uno o di un altro. Di contro l’esercito austro-tedesco contava invece su alti ufficiali che avevano “studiato” la guerra presso la scuola  militare creata  e aperta a tutti dove veniva insegnata "l'arte della guerra".  Per oltre un secolo il generale Cadorna è stato etichettato come  un inetto, idiota,incapace, Quando invece questi documenti dicono che aveva capito cosa sarebbe potuto accadere, e ha dimostrato per l'ennesima volta l'incapacità cronica da parte del nostro esercito di quel periodo di avere comandanti seri ma un nutrito gruppo di nobili  incapaci arroganti presuntuosi, che non in grado di guidare i propri uomini in azioni coordinate ma piuttosto in cerca di gloria personale con azioni personali senza una logica strategica e tattica, che si ripetera anche durante il secondo conflitto mondiale. 


Fonti fotografiche: wikipedia