martedì 3 novembre 2015
sabato 16 maggio 2015
Caporetto: Disfatta o Ritirata Strategica.
La battaglia di Caporetto, meglio nota come la 12° battaglia del
fiume Isonzo, è passata alla storia come una delle pagine più nere della storia
militare italiana. Si è parlato di una vera e propria disfatta, ma da recenti
studi di alcuni documenti ritrovati negli archivi militari fanno pensare
tutt’altro. Questi ritrovamenti danno un quadro diverso e fanno pensare ad una
manovra studiata e quindi una ritirata strategica. Per chiarire il tutto diamo un’occhiata a
come sono andati i fatti storicamente.
Il 24 ottobre 1917
alle ore 2 di notte le truppe austro-tedesche scatenarono un attacco senza
precedenti; per prima cosa scatenarono un bombardamento di artiglieria che
parte dal Rambon fino al mare, il primo
tiro viene effettuato con l’utilizzo di gas, ma nessuno se ne accorge tranne quegli sfigati che si trovano colpiti da tali armi; poi il bombardamento continua
ininterrotto con una violenza devastante fino alla mattino. Alle 8 del mattino scatta
l’attacco delle fanterie su un fronte di 32 chilometri tra Plezzo e Tolmio. Ad aggravare il tutto va aggiunto che i
comandi italiani erano fuori posto; il comandante in capo il generale Luigi Cadorna era nel suo
quartier generale a Udine, il generale
Luigi Capello, comandante del 4° corpo d’armata, era in licenza di
malattia a causa di una nefrite, ma come
apprese dei fatti senza badare alle sue condizioni su precipitò al comando di Cormos
per prendere il comando della sua unita ma proprio durante il
trasferimento si scatena l’inferno,
mentre il generale Pietro Badoglio,
comandante del 27° corpo d’armata, invece di trovarsi nel comando di campo a Ostri Kras si fece sorprendere a Cosi. Le prime unita investite sono la 51° del 4° corpo d’armata e la 19° del 27° di Badoglio.
I tedeschi con una tattica rivoluzionaria e
molto ardita entrano da quella “porta aperta” nel fondovalle . A
mezzogiorno le prime truppe
tedesche del generale Krauss sono a
Saga, mentre quella di Stein attaccano
il Kolovrat e la divisione slesiana di Von Lequis con una brillante marcia di
circa 27 chilometri alle 3 del pomeriggio entra a caporetto. In un sol colpo rimane tagliata fuori la 43a divisione italiana che difendeva il Merzli e il Monte Nero. A questo punto il generale Alberto Cavaccioli del 4° corpo
d’armata temendo l’aggiramento delle sue
truppe ordina ai superstiti della 50° divisione, che tentavano di
difendere o alla meno peggio di bloccare la stretta di Saga, di ritirarsi. Così
uno dei cardini della difesa italiana va a cadere.
Da sinitra: Luigi Cadorna; Pietro Badoglio; Armando Diaz; Luigi Capello. |
Alle 9 di
sera Cadorna si rende conto della portata del disastro, e
senza perdere la testa di ritirarsi
dietro l’Isonzo. Ma è tardi, il 25 cade la linea Uccea-Stol
e gli Austo-Tedeschi prendono il
monte Kolovrat e Globocak e dilagano verso
il Natisone. L’intera 2° armata italiana deve ripiegare fino a Gorizia,
mentre Capello, debilitato dalla malattia, suggerisce a Cadorna di ritirarsi
oltre il Tagliamento. Il 27 ottobre
ripiega anche la 3° armata del
duca Emanuele Filiberto di Savoia, cugino del re Vittorio Emanuele III per non
restare intrappolato, mentre Cadorna sposta il comando supremo da
Cividale al Tagliamento. L’ordine di ripiegare
viene dato con un giorno di ritardo
tanto che non è stato possibile
formare una linea di resistenza sul fiume, Ormai sia la 2° che la 3° armata sono in ripiegamento; per
la 2° si può parlare vera e propria di rotta. Il 4
Novembre Cadorna Ripiega tutte le unità dell’esercito italiano sul Piave, il 9
Novembre il governo italiano esonera
Cadorna e lo sostituisce con il
semisconosciuto Armando Diaz. L’inchiesta fatta scaricò completamente le colpe su Cadorna senza andare nei dettagli.
Ma recenti ritrovamenti di alcuni documenti dimenticati, o nascosti
da qualcuno, negli archivi militari fanno pensare che i fatti possano essere
diversi.
Vediamo:
Il 20 ottobre un ufficiale cecoslovacco
disertore si presento con i piani completi e dettagliatissimi di
una offensiva che avrebbe dovuto
avvenire fra il 23 e il 24 Ottobre, mai
nella storia una delle 2 parti era stata preventivamente informata con
informazioni cosi chiare e dettagliate. nei piani si faceva leva sulla disponibilità di
un elevato numero di truppe che gli austro-tedeschi provenienti dal fronte russo che era stato chiuso per la rivoluzione in corso in quel paese, e
che andavano ad ingrandire le linee.
Cadorna leggendo tale informazione capì subito la portata di tale
informazione, contro una tale forza di
impatto le fragili avanguardie italiane non avrebbero potuto resistere; ne parlò con i suoi superiori che però, come al solito minimizzarono il
tutto dichiarando che le previsioni di Cadorna erano troppo pessimiste. Ma Cadorna,
fregandosene dei suoi superiori, fece predisporre il tutto per una ritirata
strategica sulle linee già attestate e
stabilizzate sulla linea del Piave e del Grappa. Questo gli consentiva di: avere una linea ben difesa su cui fare
affidamento e contemporaneamente attendere che
nuove truppe fresche e l’arrivo
in zona di contingenti di truppe francesi inglesi e americane.
Ma a questo fece
da contrasto un altro fatto. Fin dall’unificazione d’Italia il comando delle
truppe, in poche parole i generali,
erano tutti di origine nobiliare ed erano tutti in contrasto
fra di loro, ognuno cercava di prevaricare l’altro nelle gerarchie per fare carriera e in cerca di gloria spesso
con azioni senza senso e contravvenendo
gli ordini dei superiori, in oltre la maggior parte di loro non aveva una minima preparazione di base dal punto di vista tattico e strategico,
e la maggior parte veniva nominato per
il fatto che era parente di uno o di un altro. Di contro l’esercito
austro-tedesco contava invece su alti
ufficiali che avevano “studiato” la guerra presso la scuola militare creata e aperta a tutti dove veniva insegnata "l'arte della guerra". Per oltre un secolo il generale Cadorna è stato etichettato come un inetto, idiota,incapace, Quando invece questi documenti dicono che aveva capito cosa sarebbe potuto accadere, e ha dimostrato per l'ennesima volta l'incapacità cronica da parte del nostro esercito di quel periodo di avere comandanti seri ma un nutrito gruppo di nobili incapaci arroganti presuntuosi, che non in grado di guidare i propri uomini in azioni coordinate ma piuttosto in cerca di gloria personale con azioni personali senza una logica strategica e tattica, che si ripetera anche durante il secondo conflitto mondiale.
Fonti fotografiche: wikipedia
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