6 giugno del 1944, il
giorno più lungo, come recita il titolo di un famoso film del ‘62.
In quel giorno gli
alleati dettero il via all’operazione Overlord che avrebbe previsto lo sbarco
in Normandia delle forze alleate nella Francia occupata. La più grande
invasione anfibia della storia si consumò alle prime luci dell’alba con
l’obiettivo di aprire un secondo fronte sul continente, alleggerire la
pressione sul fronte dell’est e chiudere il Terzo Reich in una morsa da cui non
si sarebbe più ripreso.
Le navi e lo sbarco
furono accompagnate dalle divisioni aviotrasportate di Stati Uniti e Gran
Bretagna.
La sera prima alcune unita inglesi e americane di pathfinder
vennero paracadute dietro le linee
nemiche per creare una sorta di presidio in punti chiave della Normandia e
segnalare le zone di atterraggio.
L'operazione vera e
propria iniziò con un massiccio lancio di paracadutisti sul territorio nemico,
con l'obiettivo di conquistare i ponti prima che potessero essere distrutti
dalla ritirata tedesca; presidiare difendere altri punti strategici e di annientare
postazioni d'artiglieria che avrebbero ostacolato il grosso delle forze da
sbarco.
I lanci dei
paracadutisti furono, per la maggior parte, un disastro; l'inesperienza dei
piloti in operazioni del genere, le condizioni meteo non perfette, il fuoco
della contraerea nemica, i segnali a terra non sempre visibili e chiari, tutti
questi fattori giocarono un ruolo fondamentale per la non perfetta riuscita
della prima fase dell’operazione.
Una volta a terra molti
paracadutisti si ritrovarono assai distanti dalle zone di atterraggio previste,
isolati o in piccoli gruppi. In modo particolare l'82ª e la 101ª
aviotrasportate, operazioni Detroit e Chicago, ebbero gravi difficoltà e
toccarono terreno in aree della penisola del Cotentin che erano state
deliberatamente allagate e rese paludose dai tedeschi proprio per ostacolare
eventuali operazioni militari. Al momento dell'atterraggio si trovarono
sparpagliate su un'area larga decine di chilometri. Dopo ventiquattro ore solo
3.000 uomini della 101ª erano riusciti a radunarsi. Molti parà continuarono a
vagare da soli o in piccoli gruppi e a combattere dietro le linee nemiche per
giorni.
Un battaglione
dell'82ª, invece, riuscì ad occupare il villaggio di Sainte-Mère-Église per
alcune ore della mattina del 6 giugno, dandogli il diritto di ritenersi il
primo paese liberato nel corso dell'invasione. La lotta per il possesso dei
ponti sul Merderet impegnò duramente i paracadutisti fino all'arrivo, tre
giorni dopo lo sbarco, dei carri armati provenienti dalla spiaggia Utah.
I lanci di
paracadutisti nella zona dell'Orne e del Douve finirono per mettere in stato
d'allarme l'intera 7ª Armata che difendeva la Normandia, ma ancora alle tre del
mattino sia il Gruppo di Armate B che l'OB-West erano convinti che le
operazioni aviotrasportate in Normandia fossero solo una mossa diversiva. Il comando
tedesco era convinto che lo sbarco sarebbe avvenuto a Pas de Calais dove, al
contrario gli alleati avevano escogitato un piano per trarre in inganno il
nemico ammassando finti convogli, finti mezzi ed una finta flotta
dell'Operazione Fortitude nella zona di Dover in Inghilterra.
La 6ª divisione
aerotrasportata britannica, operazione Tonga, fu la prima ad entrare in azione,
dieci minuti dopo la mezzanotte. I suoi obiettivi erano la cattura del ponte
sul fiume Orne e del Ponte Pegasus sul canale di Caen tra Ranville e
Benouville, la distruzione di cinque ponti sul fiume Dives, a est della zona di
atterraggio, e la distruzione di una batteria di cannoni a Merville. I cinque
ponti sul Dives ed i cannoni vennero distrutti (si scoprì, tuttavia, che invece
di quattro pezzi da 150, c'erano quattro pezzi da 75, impotenti contro le
spiagge dello sbarco), mentre i ponti sull'Orne e sul canale di Caen vennero
catturati e tenuti fino all'arrivo dei commando di Lord Lovat nel tardo
pomeriggio del 6 giugno. L’Operazione Tonga ebbe luogo durante le prime ore del
D-Day, sei ore prima che l’assalto marittimo cominciasse, e che avrebbe portato
la 3ª e 5ª Brigata Paracadutisti in Normandia insieme ad un numero
relativamente piccolo di alianti che portano il HQ di Divisione e molti cannoni
anticarro. Operazione Mallard venne
fissata per la sera del D-Day, e avrebbe dovuto
portare un rifornimento di attrezzature della Divisione per la fanteria della 6ª divisione. Si riteneva che entrambi i ponti sarebbero stati
minati e pronti per la demolizione, per cui era una priorità agire velocemente. La più vicina DZ (area di rilascio) in cui
gli atterraggi principali potevano prendere terra era a nord di Ranville, oltre
un miglio ad est dei ponti. Da qui ci
sarebbero volute diverse ore alle prime truppe per raggiungerli, uno stato di
cose che non era possibile accettare.
L'unica alternativa era un colpo di mano, un raid. Un colpo di mano implica un piccolo approdo
forzato, direttamente nelle vicinanze
degli obiettivi e cogliere con velocità e sorpresa le unita che presidiano gli
obiettivi. Paracadutisti non erano
adatti a tale ruolo perché le modalità della loro caduta li avrebbe dispersi su
una vasta area e quindi ci sarebbe voluto molto tempo per permettere loro di riorganizzarsi.
L'attacco poteva essere eseguito solo con lo sbarco dei soldati con l’uso di
alianti, ognuno dei quali poteva trasportare un plotone completo, e quindi in
grado di entrare in azione in brevissimo tempo.
Il colpo di mano doveva essere effettuata
compagnia "D" rinforzata da due plotoni della compagnia "B"
del 2 ° Oxfordshire e Buckinghamshire
fanteria leggera, che facevano parte della 6ª divisione aerotrasportata.
Questi uomini, che
sbarcarono insieme con i genieri, che avevano il cui compito di eliminare
cariche di demolizione dai ponti, dovevano essere i primi soldati britannici ad
atterrare in Francia.
L’idea del blitz,
comandato dal maggiore John Howard, era
quella di volare con sei alianti Horsa e prendere terra in due zone di
atterraggio molto piccole, ciascuna situata nelle immediate vicinanze dei loro
rispettivi obiettivi. Con il vantaggio
della sorpresa, il compito di queste unità era di prendere possesso dei ponti,
eliminare la guarnigione tedesca, e tenere
i capisaldi contro contrattacchi fino a quando i rinforzi fossero
arrivati. Per quanto riguarda la battaglia
per i ponti che stava svolgendo, gli
esploratori della 22ª compagnia paracadutisti indipendente, insieme con un
piccolo gruppo di incursori paracadutisti, si sarebbero contemporaneamente
distribuiti sugli obiettivi denominati K
DZ, la N, e V. I loro compiti erano di presidiare ciascuna di queste zone e in
modo molto silenzioso e furtivo mettere
il loro beacon "Eureka" in atto per guidare la formazione principale
degli aeromobili, che sarebbero arrivati mezz'ora dopo.Gli uomini della 5ª
Brigata Paracadutisti dovevano atterrare
su DZ-N, a nord di Ranville, e quindi impostare uno schermo difensivo intorno
ai ponti. Quelli del 7° Battaglione dovevano
attraversare ad ovest del fiume Orne e fissare i villaggi di Bénouville e Le
Port, mentre quelli 12° e 13°
battaglione dovevano catturare Ranville
e una cresta a sud di essa.
La 3ª Brigata
Paracadutisti doveva essere sganciata su K DZ e V. DZ-V a cinque miglia a est
di Ranville, che era stata assegnata al 1° battaglione e al 9° battaglione canadese. Questi ultimi
dovevano far tacere la batteria di Merville, mentre i canadesi, tra le altre
attività, avevano quella di proteggere gli ingegneri della 3° Squadrone
paracadutisti mentre distruggevano i due
ponti sul Divette e sui corsi d'acqua a
Varaville e Robehomme. Quelli dell’8°
Battaglione dovevano atterrare su DZ-K,
quattro miglia a sud di Ranville, da dove avrebbero dovuto scortare e
proteggere un distaccamento di ingegneri verso il ponte Troarn e altri due a
Bures. Con questi obiettivi completati,
la Brigata doveva riorganizzarsi,
ripiegare, presidiare e tenere sotto tiro la linea dorsale che si estendeva dal bosco
Bois-de-Bavent, a quattro miglia a sud-est di Ranville, fino ai villaggi di Le
Plein e Le Mesnil a due km a nord-est di Ranville.
Diverse ore più tardi,
dopo aver dato il tempo per i paracadutisti di spostare le loro aree di
rilascio, gli alianti che trasportavano la divisione comando e tutti i cannoni
anticarro del 4° batteria Anti-Tank con una truppa dal 3°Battaglione, dovevano
arrivare a Ranville su LZ (Landing Zone) N, già DZ-N. Questa distribuzione
avrebbe completato l’Operarion Tonga. Con la divisione in azione e tenendo
premuto il fianco sinistro dell'area di invasione, con lo sbarco all'alba della prima ondata
truppe inglesi sulle spiagge alle 07:30, si sperava che a mezzogiorno del
D-Day, i Commandos della 1ª Brigata di
Servizi Speciali comandata da Lord
Lovat sarebbero arrivati a Bénouville,
attraversare il fiume nel perimetro della Divisione, ed in seguito fissare il
settore settentrionale della cresta e neutralizzare il nemico nella fascia
costiera nella zona di Sallenelles e Franceville Plage.
La sera del D-Day,
Operazione Mallard avrebbe avuto luogo e portare nella Brigata 6ª divisione
aerotrasportata e la maggior parte delle attrezzature della Divisione, compresi
i carri armati leggeri del 6 ° Reggimento Corazzato Airborne Reconnaissance e
una batteria di artiglieria dal Reggimento 53 Luce. La maggior parte della divisione erano
trasportati in alianti per poter atterrare sulla LZ-N a Ranville, ma il resto
sarebbe stato depositato su LZ-W, a due miglia a nord di Bénouville, una zona
che sarebbe stata al sicuro nelle mani del 1° corpo nel momento in cui essi
sarebbero arrivati. Il resto della
divisione sarebbe arrivato il secondo giorno dell'invasione attraversando il
Canale della Manica per mare.
6 giugno 1944 ore
00.20, venne lanciata l'Operazione Tonga e fu la prima di una lunga serie di
operazioni avviate nel quadro del piano Overlord. Tre alianti di compensato,
tipo Horsa, dopo ever lasciato l’Inghilterra furono sganciati da un'altezza di
2000 metri. Essi trasportarono ciascuno 30 uomini del 2" battaglione di
fanteria leggera d'Oxford del Buckinghamshire integrato alla 6ª divisione
aerotrasportata, e si posarono sulla stretta striscia di terra che separava il
canale dell'Orne, a meno di 50 metri dal ponte girevole di Bénouville. Questi componevano
la compagnia D della 6ª divisione aerotrasportata guidati dai maggiore John
Howard. Nell'aliante di testa, tutti cantavano a squarciagola i ritornelli
cantati alcuni mesi prima, durante gli allenamenti. Al momento del contatto con
la terra, a 150 km all'ora, i soldati si tennero sotto braccia. L'aliante si
posò ad alcuni metri solamente dal ponte. Willy Parr, soldato inglese di 22
anni, testimonia "Il pilota era riuscito a posarsi a venti passi dal ponte
e due sentinelle tedesche non si resero conto di niente e l'effetto sorpresa fu
totale”. In soli dieci minuti il ponte venne preso questa fu la prima azione
vittoriosa del giorno G. Il maggiore Howard fissò il posto di comando in un
caffè-balera che apparteneva alla famiglia Gondrèe. Gli uomini del maggiore Howard resistettero
ai contrattacchi tedeschi e tennero il ponte fino all'arrivo dei rinforzi, che ebbero
solo due minuti e mezzo di ritardo sulla tabella di marcia.
Questo ponte è oggi
conosciuto con il nome di Pegasus Bridge, in ricordo delle truppe
aerotrasportate britanniche il cui simbolo era Pegaso il cavallo alato.
Questa conquista viene
annunciata alla BBC da un corto messaggio Ham and Jam" (Prosciutto e
marmellata).